LA PRIMA CHIESA

Nel secolo XII nei campi ad ovest di Stezzano, a circa 2 km dal centro del paese, era stata edificata una edicola in onore della Madre di Dio. La maggior parte della popolazione era infatti dedita all’attività agricola e sovente, durante la giornata lavorativa, vi sostava in preghiera.

Nel secolo successivo davanti a questa santella avvenne la prima apparizione: la Madonna con in braccio il Bambino Gesù apparve a una pia donna del paese. In seguito a questo prodigioso avvenimento la popolazione edificò la prima chiesetta (m 12,9 x 5,1) chiamata “Madonna dei Campi”. La chiesa era rivolta da oriente ad occidente, aveva un solo altare addossato all’abside, un piccolo presbiterio con volta in muratura, coperta da travi appoggiate a degli archi sopra pilastri, e a destra aveva un piccolo campanile. Gli anni di edificazione della chiesa si inserivano in un periodo storico caratterizzato da importanti mutamenti di carattere politico, economico, culturale e religioso. La devozione e la pietà verso questo santuario furono, sin dall’inizio, abbastanza vive. Lo testimoniano, oltre alla costruzione della chiesa, i numerosi dipinti di vari autori e i resti di un’antica strada campestre. Il secolo XVI fu caratterizzato da una profonda crisi religiosa, i cui effetti si fecero sentire anche in Bergamo e provincia. Il concorso dei devoti alla chiesa si affievolì e la sua posizione, piuttosto decentrata rispetto al centro abitato, contribuì certamente ad accentuarne l’abbandono.

AMPLIAMENTO DELLA PRIMA CHIESA

Con il 1586 iniziò il II periodo della storia del santuario, quello più importante, nel quale si crearono le basi per un rapido sviluppo della chiesa. In quell’anno alla Madonna dei Campi si verificarono una serie di avvenimenti prodigiosi. Nel mese di maggio si vide scaturire una gran quantità di acqua limpida da un pilastro con l’immagine della Vergine e Bambino dipintavi sopra.

Il fenomeno non fu momentaneo, ma si verificò fino ai primi di novembre. Subito si poté constatarne l’effetto salutare. Si pensò, sin dai primi giorni, di scavare entro il perimetro della chiesa una cisterna per raccogliere quell’acqua. Poi, in un secondo momento, si fece un’altra cisterna fuori dalla chiesa.

L’usanza di bagnarsi con l’acqua del santuario, iniziata in quei giorni, si prolungò poi nel tempo anche dopo che, dal novembre del 1586, la vena si fu prosciugata. Volendo tramandare ai posteri il ricordo di quell’acqua prodigiosa, fu costruita una terza cisterna nell’interno della chiesa, sotto la cantoria, che rimase in uso sino al 1885. Contemporaneamente al prodigio dell’acqua ne avvenne un secondo, ancora più straordinario: l’apparizione della Madonna a più persone, che si erano recate nel santuario, attirate dal fenomeno dell’acqua.

Il 12 luglio Bartolomea Bucanelli, di 10 anni circa, disse che, trovandosi nel campo presso la chiesa con Dorotea Battistoni, di 11 anni circa, a pascere le bestie, andò a pregare alla ferrata della finestra e lei e l’amica videro dentro la Madonna, vestita di nero, inginocchiata in mezzo alla chiesa, dove c’era dell’acqua e sembrava leggesse un libro. Nei mesi successivi di agosto e settembre la Madonna apparve di nuovo ad altre persone. Queste apparizioni della Madonna sono state interpretate da tutti coloro che scrissero intorno alle vicende del santuario come il desiderio, da parte della Vergine, di risvegliare nella popolazione di Stezzano e dintorni la fede ormai sopita e di richiamare gli uomini ad una vita più spirituale e di preghiera.

Anche l’abito scuro, insolito per la Vergine, può essere visto come simbolo della sua tristezza per essere stata abbandonata, e nello stesso tempo come invito all’umiltà. Il terzo ed ultimo fatto prodigioso furono le guarigioni miracolose, che più contribuirono a richiamare l’attenzione. Non se ne conosce esattamente il numero ma si può presumere fossero molte.

L’allora vescovo di Bergamo ritenne opportuno appurare la verità. Mandò a Stezzano il teologo della cattedrale, con il compito di prendere sommaria informazione dei fatti e di riferire poi quanto egli stesso avesse constatato. Il Vescovo esaminò gli atti e dettò infine la sua sentenza, dichiarando soprannaturali i fatti avvenuti nella chiesa e miracolosa l’effige della Madonna col Bambino.

Questa immagine, un affresco di autore ignoto probabilmente del sec. XIV, rappresenta la Vergine seduta sopra un largo scranno in atto di sostenere il Bimbo. Maria tiene l’avambraccio sollevato, quasi inviti chi guarda alla confidenza ed all’amore del suo Bimbo.

Il dipinto godette fin dal sec. XIV di un particolare culto da parte dei devoti, forse perché ritrae abbastanza fedelmente la prima apparizione della Madonna in quel luogo, oppure, più semplicemente, perché era posto nella parte della chiesa più illuminata e più accessibile a tutti; divenne, dopo gli avvenimenti prodigiosi del 1586, oggetto di grandissima venerazione.

Si denominò, da allora in poi, il santuario con il nome del dipinto, cioè Madonna dei Campi in riferimento all’apparizione del 1586.

Le spese che l’amministrazione del santuario doveva sopportare erano molteplici; tutto ciò non sarebbe stato possibile se non si fosse potuto contare su una devozione ferma, soda, costante e generosa della popolazione. Una delle prime azioni dell’amministrazione della Madonna dei Campi, costituitasi nel settembre 1586, fu quella di erigere una chiesa più ampia e più bella. Si iniziò subito e si terminò la chiesa con tutte le sue decorazioni 80 anni dopo.

La prima preoccupazione di tutti fu di conservare e di mettere in risalto l’immagine della Madonna col Bimbo. Si decise quindi di costruire l’altare maggiore nel luogo del pilastro, in modo che l’immagine della Madonna fosse al centro sotto la mensa dell’altare. Per questo motivo la nuova chiesa si trovò rivolta con l’altare maggiore a settentrione e la porta principale a mezzogiorno, mentre la vecchia chiesa era sulla linea est-ovest.

Della chiesa vecchia furono conservati solamente, oltre al tronco inferiore del pilastro già menzionato, la piccola sagrestia, il campanile e, più importante, il presbiterio con l’abside dove, secondo la tradizione, avvenne la prima apparizione.

ULTIMO AMPLIAMENTO

Dopo il 1850, grazie all’opera del parroco don Sperandio Carminati, il santuario ha vissuto un altro periodo di intensa vitalità. Egli risvegliò la devozione verso la Madonna e pensò di dotare il santuario di un’opera che ricordasse la storica apparizione del 12 luglio 1586; affidò l’incarico allo scultore Luigi Carrara di Oltre il Colle (BG).

Il monumento votivo, collocato il 12 luglio 1868, consiste in un gruppo di statue di altezza naturale e rappresenta la Madonna posta nel mezzo, in abito scuro sopra una nuvola, un libretto nella mano sinistra e gli occhi rivolti al cielo. Due fanciulle, Bartolomea e Dorotea, sono inginocchiate ai suoi piedi. A questa scultura, per l’atteggiamento della Madonna, si diede il nome di “NOSTRA SIGNORA della PREGHIERA”, nome che passò ben presto anche al santuario, anche se non riuscì mai a soppiantare quello più noto e più caro a tutti di Madonna dei Campi. La collocazione di questa statua nella cappella del santuario fece passare in secondo piano l’antico affresco della Madonna col Bambino, intorno al quale era stata costruita la chiesa secentesca. In questo clima di rinnovato fervore si devono inserire gli avvenimenti straordinari degli anni 1885-1886, con il miracolo del movimento degli occhi verificatosi nella statua e di numerose grazie.

Di fronte a questo fatto don Carminati avanzò la richiesta al Capitolo Vaticano perché la statua fosse insignita della corona d’oro. L’onore venne concesso il 20 luglio 1886, ma, a causa dei lavori, la cerimonia dell’incoronazione fu rinviata al 5 settembre 1896.

Il parroco don Carminati si rivolse all’architetto Enrico Galbiati di Bergamo per l’ampliamento della chiesa. Questi si impegnò a progettare una struttura in sintonia con la preesistente, che rispondesse in modo appropriato alle esigenze insorte. Il progetto prevedeva l’aggiunta di due navate laterali disposte ai fianchi della navata esistente e di una terza più grande disposta in modo trasversale dietro il coro dell’altar maggiore, creando nella parte posteriore di quest’ultimo un grande arco che avrebbe isolato e valorizzato l’altare maggiore stesso.
L’architetto Enrico Galbiati progettò in maniera molto più elaborata la facciata esterna a nord della chiesa rispetto a quella a sud dove si trova ancora oggi l’entrata principale, creando così l’illusione che la facciata principale sia quella a nord mentre in realtà rimane quella sul lato opposto. Questa singolarità è conseguenza del fatto che proprio la parte settentrionale della chiesa è rivolta sulla attuale strada di accesso. Il parroco don Carminati acquistò direttamente i primi materiali. Molti altri gli vennero donati e la fabbrica ebbe inizio nell’anno 1882. I lavori procedettero all’inizio con lentezza data la scarsità dei mezzi, ma dal 1885 proseguirono con grande alacrità. Mentre si eseguivano i lavori suddetti fu possibile provvedere alla realizzazione di un grande piazzale e a di vasto spazio con viali ombreggiati da ippocastani.

XX SECOLO

Nel corso del secolo XX furono fatti ancora grossi lavori nell’area del santuario con la costruzione, nel 1936, a destra della chiesa, di una casa per il sacerdote custode poi allargata in altri fabbricati, e nel 1960 della casa del pellegrino.

Anche nell’interno della chiesa furono decisi cambiamenti. L’innovazione più importante consistette nel trasferire il gruppo dedicato all’Apparizione della Madonna dalla cappella a forma di grotta, dove era sempre stata e dove, è storicamente accertato, apparve la Vergine nel 1586, in una nuova cappella costruita in sostituzione della precedente a qualche metro di distanza. Ci fu anche, da parte dei responsabili del santuario, l’intenzione di strappare dall’ombra la figura di Maria per esporla in tutta la sua grandezza.

In questo stesso periodo anche l’antica Immagine della Vergine con il Bimbo ebbe una nuova sistemazione, in quanto venne tolta da sotto la mensa dell’altare, dove si trovava dal sec. XIV, e posta dietro l’altare.

Nel 1931 ricorreva il XXXV dell’Incoronazione. Per l’occasione il prevosto del tempo decise di completare il piazzale chiudendolo con un’artistica cancellata, opera del sig. Pietro Massieri su disegno dell’ing. Rossi di Treviglio, che fu pure progettista dei grandi portici.

La fontana invece fu eseguita dal modellatore Rossetti su disegno del giovane Giuseppe Nozza. Il santuario fu rimesso a nuovo e fu costruita una nuova casa per il cappellano. Successivamente negli anni 1938/39 fu costruito il lungo porticato che costeggia la parte meridionale del piazzale.

Alla fine degli anni quaranta don Giuseppe Vavassori fondatore del Patronato S. Vincenzo di Bergamo volle costruire presso il santuario il suo piccolo seminario, perciò aggiunse alla casa del cappellano saloni, dormitori e refettorio per i ragazzi.

Nel 1957 il luogo dell’apparizione venne completamente ristrutturato, il vano fu ingrandito, prese la forma di cappella orientata a nord, il gruppo delle statue fu posto su un alto trono di marmo. Venne rifatto tutto il pavimento della chiesa, l’altare maggiore venne arretrato di 2 metri per rendere più agevole il presbiterio. Nel 1959 la casa divenne una specie di collegio per fanciulle bisognose di assistenza e la gestione fu affidata alle suore sacramentine di Bergamo.

L’11 luglio del 1961 il vescovo monsignor Giuseppe Piazzi consacrò l’altare ricostruito e la chiesa, dedicandola a Maria Madre di Dio. Negli anni settanta si realizzò la penitenzieria e a nord del santuario il grande parcheggio. Nel 1982 il prevosto don Mario Giavazzi ritenne opportuno e doveroso far decorare la cappella della Madonna. La parte artistica fu affidata al pittore Luigi Monti di Stezzano, un artista esperto e rinomato in Bergamo, in Italia e all’estero. Il gruppo statuario è stato collocato più in basso.

Nel 1992 fu ristrutturata la casa del pellegrino con vari locali al piano terreno a disposizione dei pellegrini.

Per il Grande Giubileo del 2000, essendo il santuario Chiesa Giubilare, è stata rifatta l’illuminazione della chiesa e messo a norma l’impianto elettrico. È stato rinnovato l’impianto di amplificazione e rinnovato il porticato.

Nel 2001 è iniziata la progettazione per il restauro conservativo del santuario resosi ormai indispensabile. I lavori sono stati suddivisi in quattro lotti e sono durati circa due anni.