Giovedì 16 maggio 2024 si è svolto presso l’oratorio di Verdellino il primo dei due incontri “In dialogo con la politica” proposti dalla CET13 in collaborazione con l’Ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Bergamo in occasione delle elezioni europee e amministrative di giugno.
Nell’introdurre la serata il vicario don Alberto ha ricordato che le Comunità ecclesiali territoriali nascono proprio con lo scopo di aiutare le nostre parrocchie ad “abitare” le terre esistenziali dove si svolge la vita quotidiana delle persone (Famiglia ed educazione, Comunicazione e cultura, Prossimità e cura, Vita sociale e mondialità) e tra queste rientra a pieno titolo anche la politica: da qui l’idea di questa iniziativa.
Passa quindi la parola a don Cristiano Re, delegato vescovile per la Vita sociale e la mondialità.
Don Cristiano chiarisce per prima cosa che il suo intervento consisterà nel presentare una cornice di fondo sul tema della costruzione del bene comune, che deve interessarci come cittadini e cristiani, fornendo alcune lenti per riuscire a dare degli sguardi.
Il titolo dell’incontro e le prossime elezioni stimolano a guardare il tempo storico attuale: nel mondo nel 2024 metà delle persone andranno a votare, non solo noi europei; dobbiamo sentirci parte di un mondo grande e non possiamo parlare della nostra fede e trasmetterla senza pensare che essa diventi vita delle persone; la nostra fede non dice di stare dentro il nostro pezzettino, ma di provare a farla diventare vita di tutti, perché lì Dio sta già agendo; la qualità della nostra vita spirituale incide sulla nostra capacità trasformativa del mondo come lievito che fa crescere la vita buona dove siamo. La CET non nasce per riappropriarci di spazi, ma per essere fedeli al Vangelo, dare un’anima buona, una vita nuova ai contesti della vita delle persone, compresa la politica.
I testi a cui don Cristiano fa riferimento nel suo intervento sono le encicliche LAUDATO SI’ e FRATELLI TUTTI di Papa Francesco (Magistero), oltre al testo preparatorio della Settimana sociale dei cattolici del prossimo luglio 2024 a Trieste, che andrà al cuore della democrazia, senza dimenticare la tematica della sinodalità, cioè essere capaci come Chiesa di camminare insieme.
Come cattolici, cittadini, lavoratori non ci possiamo pensare fuori dalla politica, che è il luogo di sintesi del bene comune. I Vescovi della Lombardia hanno fatto un invito esplicito all’assunzione di responsabilità in politica. Come cristiani dobbiamo occuparci e preoccuparci, non possiamo astenerci o essere disinteressati, anche se non si tratta di rifare il partito dei cattolici, ma di stare con un certo stile dentro la vita delle persone.
Il contesto in cui viviamo è molto interconnesso: ciò che succede dalle nostre parti ha riverberi importanti sulle altre parti del mondo e viceversa (es. guerra, immigrazione, etc.): tutto il mondo risentirà delle votazioni in Europa e negli USA, quindi non ci deve bastare il nostro pezzettino.
L’Europa è molto cambiata rispetto a 10-15 anni fa e oggi ha un ruolo minoritario a livello mondiale, ci sono scelte, come la nascita di un altro blocco, quello c.d. dei BRICS, che cambiano la vita anche a noi. L’ISPI nel Report di fine 2023 “La grande frammentazione” ha delineato le grandi sfide in Europa per il 2024: il contesto è appesantito e inceppato, ma l’Europa nata dopo la Seconda guerra mondiale ci ha permesso di vivere in pace, anche se si è sviluppata più sul lato economico e sociale, ma non è il momento di gettare la spugna. Noi siamo figli dell’Europa, con tante fatiche e problematiche, ed è importante fare la nostra parte e prenderci a cuore il bene comune perché cristiani e perché lo dice il Vangelo.
ECOLOGIA INTEGRALE (cfr. Laudato Si’ che viene citata e commentata nei punti essenziali in relazione al tema).
Tutto è connesso: dobbiamo quindi avere un approccio sistemico alle questioni del vivere quotidiano capace di mettere insieme diversi punti di vista.
Ecologia ambientale (es., la carenza d’acqua in Africa ha conseguenze sulle migrazioni: come invertire la rotta?) – E. sociale (c’è un’unica grande crisi socio-ambientale: come vivere con gli altri, con la povertà, con la guerra …?) – E. istituzionale (quali forme di governo per sistemi di vita buona in relazione a sanità, educazione, economia …) – E. economica (cresce la ricchezza, ma sempre più in mano a pochi) – E. urbanistica (per chi sono le città che costruiamo?) – E. culturale (saperi e mondi che si incontrano, come gestire l’incontro tra culture?) – E. della vita quotidiana (vita come ecosistema che deve tenere insieme tutto) – in definitiva abbiamo bisogno di un’Ecologia integrale.
È nella forma del noi che cresciamo come comunità, tramite le relazioni fra le persone e l’interdipendenza; l’alleanza fra le persone fa funzionare meglio le cose. Si tratta di introdurre parole e temi quali cura del bene comune, ben-essere, fraternità, amore per il bene politico. Leggendo i titoli dei capitoli dell’enciclica si colgono ancor meglio questi temi: poveri, tecnocrazia (che non deve prevalere sulla democrazia), valore delle creature, nuove forme di economia.
Domandiamoci: quali valori mi portano a votare da una parte o dall’altra? Occorre partire dai valori in cui ci si riconosce.
AMICIZIA SOCIALE (cfr. Fratelli Tutti)
L’enciclica propone tre livelli di accesso alle questioni: 1) livello valoriale – etico: quali valori ci sono dietro le scelte; 2) livello politico – economico – sociale: non essere soci, ma costruire un mondo di fratelli; 3) livello personale: la Chiesa si costruisce in base a come noi viviamo.
Allora: cosa è la fraternità, cosa è l’amicizia sociale per noi? È importante interrogarsi su questi contenuti per poi portarli nella società e nel dibattito politico.
È urgente porre attenzione a individualismo e comunità, perché questi sono temi trasversali a tutto. La comunità è un progetto per cui continuamente ci si confronta e ci si reinventa, esiste perché e finché ci crediamo, ed è importante ribadire la fede nella dimensione comunitaria. La comunità è per sua natura integrazione di individui diversi.
È importante la consapevolezza, il sapere, la sapienza, e non essere ignoranti, ma informarsi per capire e poi scegliere, se vogliamo mantenere la democrazia. È necessario anche uscire dall’ermeneutica della perdita: smettiamo di lamentarci di quello che ci manca e interroghiamoci su desideri e speranze delle persone.
Il dibattito che è seguito all’intervento ha fornito spunti al relatore e al Vicario Territoriale per ulteriori inviti e precisazioni.
• Dobbiamo riappropriarci della politica: chiedere, informarsi, riflettere, starci dentro, e trascinare la politica nelle dimensioni della vita quotidiana – riprendere anche nelle nostre parrocchie ad appassionarci alla politica, che è stata un po’ abbandonata – avere fame di parole di peso e di significato.
• Nelle nostre scelte, si tratta di cercare il maggior bene comune possibile, che a volte può essere anche il meno peggio – la politica va abitata non solo nel momento del voto, ma anche tra una elezione e l’altra (es., quanti partecipano ai Consigli comunali?) e interessarsi non solo delle questioni che mi riguardano direttamente o quando ho un bisogno.
• Non bisogna aspettare che “si muova la Chiesa”, che “la Chiesa ci dica …” di fare: i battezzati sono Chiesa e possono prendere iniziative dentro una dimensione di comunità. E ci sono tante esperienze belle! – attenzione all’“infedeltà alla Chiesa”, che si verifica quando non hai l’ansia che sia tutta la comunità a crescere, ma solo tu!
• Come far crescere la comunità? Creare piccole situazioni di futuro buono e farlo provare a qualcuno, porre micce, scintille che si accendono dove siamo noi e possono far cambiare la vita a qualcuno.
• Non possiamo essere competenti su tutto, ma proprio l’essere una comunità consente di mettere insieme fraternamente competenze diverse.
• C’è una grande complessità dentro e fuori la Chiesa.
• Far politica oggi è spesso diventato cercare il leader perfetto, che propone soluzioni semplici e perfette, che però non esistono (in questo senso non ci ha aiutato la logica della perfezione cristiana incarnata dai santi, visti come modelli irraggiungibili).
Nelle comunità cristiane, nei preti e nella nostra vita, si tratta di fare spazio, di svuotare, perché c’è troppo pieno, e di avere più umiltà, stile che oggi la Chiesa di Bergamo ha guadagnato, con la necessità di tendere la mano e mettersi insieme.
Il Papa stesso ha detto che dobbiamo uscire dalla logica del risultato immediato per entrare in quella dei processi da avviare.