Pubblichiamo un articolo di Stefano Remuzzi, Direttore dell’Ufficio pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Bergamo, in vista delle prossime elezioni europee e comunali di giugno.
Partecipazione e democrazia
Se dovessi definire il concetto di democrazia lo legherei certamente a quello più ampio di partecipazione che in modo o nell’altro è capace di rivelarci la “stato di salute” della democrazia. Più c’è partecipazione, in tutti gli ambiti di vita, più la democrazia sta bene ed è sana. La partecipazione non è una pratica esclusivamente relegata alla sfera politica, ma investe tutti i campi della nostra vita; pensiamo all’associazionismo, allo sport, alla famiglia, al lavoro, alla vita comunitaria. In tutti questi ambiti è richiesta la mia partecipazione per la costruzione di qualcosa di nuovo e bello. Se la mia azione partecipativa viene meno perderò un pezzo di storia e nessuno prenderà il mio posto.
L’articolo 3 della nostra Costituzione lo afferma in maniera chiara ed esplicita; parafrasandolo: democrazia è la capacità di rimuovere gli ostacoli in modo che tutti possano fare lo loro parte e questo ci chiama ad investire sempre di più nel rispetto delle differenze, nella promozione del pluralismo, nell’attenzione alle scelte comuni e nella lotta all’individualismo in favore di quel bene comune di cui tutti abbiamo bisogno. Democrazia significa “abitare il cambiamento” per trovare sempre nuove strade e nuove proposte. La democrazia è il primo grande luogo in cui posizionare le idee e le esperienze che abbiamo maturato in cui generare e rigenerare azioni passando attraverso l’incontro e il confronto. Ci chiediamo: cosa vogliamo trovare al cuore della democrazia? Vogliamo trovarci partecipazione e pace, lavoro e diritti, migrazioni e diritto ad una vita libera e dignitosa, ecologia integrale, un’economia che metta al centro l’uomo e la natura. Questi temi spesso appartengono di più al mondo associazionistico che politico e questo provoca quella che chiamiamo “disaffezione” alla politica soprattutto da parte delle generazioni più giovani, che sentono loro questi temi, ma che non li ritrovano all’interno dell’asset politico nazionale ed internazionale. La politica deve tornare ad interessare i giovani e permettergli una reale partecipazione che possa dare veramente ampio spazio a nuove idee e prospettive. Narrazione, spazio, appartenenze leggere, esempi virtuosi; sono queste le parole che possono riavvicinare le nuove generazione al dibattito pubblico favorendone una vera partecipazione.
Alla vigilia del nostro compito elettorale, come cittadini e cittadine, ci piacerebbe che il voto potesse tornare uno dei quei principali, anche se non il solo, strumenti di partecipazione, che il sacrifico di donne e uomini che sono venuti prima di noi ci hanno donato. Quella che ci aspetta è un’occasione importante per poter essere protagonisti della storia e del futuro delle nostre comunità e del nostro Pianeta. L’importanza del fare sentire la propria voce ed esprimere il proprio voto vale sia per il livello locale che per quello nazionale ed internazionale. Tutti abbiamo bisogno del contributo di tutti e le prossime elezioni potranno essere una cartina tornasole di quanto il futuro economico, politico e sociale sia davvero un’importante esigenza comunitaria.