Venerdì 5 febbraio 2021, alle ore 20.45, in modalità telematica, si è riunito il Consiglio Pastorale Territoriale, convocato dal Vicario Territoriale don Alberto Caravina, con la presenza del Vescovo S.E. Francesco Beschi.
All’incontro erano collegati i membri laici nominati, i coordinatori delle Terre Esistenziali, il Moderatore e il Vice Moderatore della Fraternità Presbiterale.
Il Vicario ha dato il benvenuto a tutti; è seguita quindi la preghiera iniziale e poi la segretaria – facendo riferimento alla Relazione sul lavoro compiuto dalla Comunità Ecclesiale Territoriale, già consegnata al Vescovo ed ai Consiglieri – ha presentato i punti di forza e le criticità emerse in questa prima fase di attività della nostra CET.
Viene quindi data la parola al Vescovo. Ecco di seguito la sintesi del suo intervento.
Ringrazio tutti, è un piacere ritrovarmi con voi come fatto con le altre CET, anche se tramite la modalità telematica che mortifica, ma dà anche la possibilità di ascolto attento, ognuno dalla propria “finestra”. Prendo spunto dalla presentazione fatta per offrire elementi per il vostro cammino, elementi di certezza nell’incertezza di questo periodo: la CET – meglio la formula completa Comunità Ecclesiale Territoriale, più comprensibile delle sigle – consiste essenzialmente nel Consiglio Pastorale Territoriale, formato a partire dalla vostra disponibilità, dentro un processo ecclesiale che ha coinvolto sacerdoti e consigli pastorali. Non sono state usate elezioni né rappresentanze, ma altri criteri perché è una novità. Il Consiglio Pastorale Territoriale è l’organismo che in questo momento rappresenta la Comunità Ecclesiale Territoriale e non è nebuloso, perché ha un riconoscimento del Vescovo, ha un Vicario e delle finalità.
Perché esiste la Comunità Ecclesiale Territoriale e quali i suoi obiettivi? La FINALITA’ nasce dall’esigenza evangelica, perché il Vangelo ci interpella personalmente e comunitariamente come discepoli e anche come testimoni, per la speranza del mondo intero, come dice Papa Francesco. La Comunità Ecclesiale Territoriale si propone di offrire speranza alla comunità soprattutto territoriale. Come? Il Vescovo e i preti, ma anche i laici possono parlare con coraggio: voi avete le parole della vita quotidiana (pandemia, morte, famiglia, lavoro…). C’è bisogno di parole e di testimonianza che lasciano passare una ragione di vita, LA ragione di vita. Quindi SPERANZA e MEDIAZIONE CULTURALE: vivo con altri, anche con chi non crede, perché il Regno di Dio cresce anche lì. Il Consiglio Pastorale Territoriale in questo momento è l’incarnazione della Comunità Ecclesiale Territoriale: come seminare il Vangelo per tutti? Come il Vangelo possa far crescere dentro le condizioni di vita e nella nostra città? Nella pandemia escono forti la malattia, le storie di cura, l’ospedale, gli anziani: abbiamo niente da dire, assieme agli altri?
Deve essere chiara anzitutto la finalità: il Consiglio Pastorale Territoriale ha un mandato e riconoscimento ed è capace di interloquire con il mondo di oggi.
Nella mia Lettera Pastorale ho scritto di esercitare la virtù della PAZIENZA come modo di essere e agire, perché la pandemia e i tempi che ci attendono chiedono la forza di portare sulle spalle e farsi carico ogni giorno di questioni che oggi non hanno soluzioni: cura, vaccino, giovani, lavoro… è tutto incerto. Ma la pazienza deve essere abitata da uno slancio anzitutto interiore e chiede di rinnovare le ragioni di questo slancio, che è la fede. Avete detto: ‘Bisogna darci una smossa’, quindi diamoci uno slancio interiore. Si tratta di non farsi schiacciare, ma darsi motivo di slancio.
RELAZIONI: il Papa nell’Enciclica “Fratelli Tutti” pone la prospettiva dell’“Amicizia sociale”. Fratellanza è una condizione (apparteniamo al mondo dei viventi), ma non basta. Serve la Fraternità, che significa riconoscere di avere un Padre comune; è un dono per tutti e per i cristiani si mostra in maniera sorprendente e Gesù ce lo rivela. La Fratellanza non è una scelta, l’Amicizia sociale è una scelta: scelgo qualcosa di superiore ai miei interessi, insieme perseguiamo un bene superiore anche rinunciando noi a qualcosa. Se alla fine dei 5 anni avete costruito Amicizia sociale, è impossibile che non porti frutto!
PROCESSI: è il criterio che ci salva, non il programma che è una serie di azioni organizzative da intraprendere. Il processo è dinamica generativa, con noi protagonisti, e richiede cura e la vita sociale ne ha bisogno. È una scelta di metodo: cogliere gli elementi che nascono e rilanciarli.
SGUARDO: uno sguardo nuovo, capace di riconoscere il Signore, i segni del Regno. La fede ci dà questo sguardo, che è impegnativo, è un impegno e una grazia; purtroppo c’è un grande pessimismo anche fra i cristiani.
RAPPORTO tra Comunità Ecclesiale Territoriale e Parrocchie: tra 10 giorni inizierò il Pellegrinaggio Pastorale nelle Parrocchie fino al 2026, ultima parte del mio servizio a Bergamo. Vengo a voi come un Santuario, per riconoscere il Signore in voi e fra di noi, nelle fatiche e nelle esperienze buone, nella vostra vita (cfr. “Servire la vita dove la vita accade”), perché abbiamo una storia intrisa di fede da raccontare.
Il tramite tra Parrocchie e Comunità Ecclesiale Territoriale siete voi, perché nel servizio alla Comunità Ecclesiale Territoriale portate l’esperienza di Vangelo che avete incontrato nelle vostre comunità, i mondi che avete sperimentato nelle Parrocchie: in oratorio, nella fede delle persone, etc. In Parrocchia si vive il Vangelo macinato nella vita personale e professionale, anche con chi non condivide la fede, per sfornare il pane per tutti ed i riflessi saranno nella vita familiare e anche sociale.
Mi premeva ritornare alle radici del vostro impegno, di cui vi sono riconoscente.
Si è quindi aperto il dibattito, di seguito la sintesi degli interventi dei consiglieri.
- È fondamentale lo slancio interiore. La pandemia ha colpito in modo pesante, ma ha dato anche opportunità, quali il tornare all’essenzialità. Spesso siamo presi dal vortice del fare ed è importante avere spazi anche condivisi per ritrovare le ragioni del nostro agire: perché lo faccio? quale è la ragione? Quindi andare a ricercare alla fonte il perché stare in questa fatica, in modo non pessimistico.
- Ho ricevuto molti spunti. Dobbiamo essere testimoni e discepoli, non per sé e la propria famiglia, ma per gli altri. Allargare agli altri dà lo slancio per riprendere la forza e rinnovarsi con speranza, ad es. come S. Vincenzo, vedere il Signore nel povero pur con le sue difficoltà. È importante riprendere anche noi lo slancio per continuare.
- Caratteristica della Terra Esistenziale Relazioni d’amore è la relazione, l’incontro con l’altro, ad iniziare dal coniuge in famiglia. La famiglia è stata un tema centrale nella pandemia, ma cosa caratterizza la famiglia e la famiglia nella pandemia? Ho chiesto alle famiglie ed ho avuto alcuni ritorni: il rientro forzato nella famiglia è stato un dono del Signore, occasione di stare di più in famiglia. Dobbiamo allora allenarci a saper vedere il bello, il buono che ora sembra non ci sia; importante è l’incontro con l’altro, lo sguardo sull’altro. Con la pandemia sta esplodendo il bisogno di imparare a re-incontrare l’altro: la famiglia è senza strumenti, c’è incapacità di dialogo, serve una ri-alfabetizzazione, e questo non riguarda solo questa Terra Esistenziale, ma tutti.
- Ringrazio il Vescovo, avevo tante domande e dubbi. Il lavoro si è molto rarefatto quest’anno, mentre la proposta del Vescovo fa tornare alla profezia della Comunità Ecclesiale Territoriale. La virtù della pazienza: la pandemia, le fatiche, ascoltare il cambiamento, etc. ci hanno chiesto una forte prossimità in famiglia, sul lavoro, etc. La pazienza non si vive nella rarefazione, ma nell’intensità, in particolare quando si cammina nel buio, e come Comunità Ecclesiale Territoriale l’abbiamo sperimentato. Da qui l’invito alla Comunità Ecclesiale Territoriale ad una maggiore stabilità, perché la profezia ha bisogno di confronto costante. Serve anche il nostro discernimento: all’inizio molti avevano detto di sì, ma poi le cose sono cambiate. In fin dei conti, dove si realizza la sintesi fra Parrocchie e Comunità Ecclesiale Territoriale sono io, il primo luogo sono io. Ora nella Parrocchia mi muovo con uno guardo nuovo e questo è ricchezza per tutti.
È quindi intervenuto il Vicario: c’era l’attesa di questo appuntamento per aiutarci a ridare slancio. In questo tempo è stato difficile trovarsi di persona e anche provocarci, siamo tutti molto presi e impegnati, ma ora torniamo a ritmi più solidi. Grazie al Vescovo per i chiarimenti sulle finalità e per averci stimolato. Ora abbiamo il compito di scaldarci vicendevolmente dentro le Terre Esistenziali, più che nel Consiglio Pastorale Territoriale, luogo più caldo dove sviluppare passione. La Comunità Ecclesiale Territoriale è ancora da veder fiorire.
Il Vescovo ha quindi ripreso la parola per il suo intervento conclusivo: ho ascoltato volentieri gli interventi, ma anche incrociato lo sguardo di tutti voi, anche se in questo modo telematico. In relazione agli interventi cito innanzitutto uno scrittore americano e la storia di un pittore – Chaim Potok: Il mio nome è Asher Lev -, dove si afferma che la persona ha bisogno di un motivo per esistere e il miglior motivo è l’altra persona. Ma è necessario il superamento faticoso dell’individualismo, virus più forte del coronavirus. Alterità significa percepire l’altro come altro, con cui finalmente costruire una relazione: esiste l’altro, cioè Dio. Il mondo non si esaurisce con i miei soci (cfr. “Fratelli Tutti”). La Comunità Ecclesiale Territoriale si muova all’interno di questa visione.
La sintesi è nella nostra persona: se in 5 anni ognuno di voi è cresciuto nell’orientamento della Comunità Ecclesiale Territoriale è un gran risultato!
‘Ogni cosa non è per me soltanto’ è la regola che traduce in modo sapienziale ciò che ispira il Vangelo.
La famiglia ha espresso nella pandemia risorse, ma anche prove, fragilità, fatiche, violenza. Alfabetizzazione o ri-alfabetizzazione è la via da percorrere, ma come? È un tema emergente, deve essere riconosciuta e questo è uno dei compiti della Comunità Ecclesiale Territoriale insieme ad altri che credono nella soggettività della famiglia. La famiglia è un fatto personale, non privato.
Sottolinea infine che i prossimi 4 Consigli Pastorali Diocesani saranno dedicati alla popolazione anziana. Famiglia, anziani, malati: sono percorsi che meritano attenzione particolare. Non aspettiamo che finisca la pandemia per essere ciò che vogliamo e dobbiamo essere: propositivi.
L’incontro si è concluso con la preghiera e la benedizione del Vescovo.